Contenuto dell'articolo principale

Abstract

Oltre venti milioni di infermieri e ostetriche in tutto il mondo, l'equivalente di oltre il 50% della forza lavoro sanitaria, è da quasi un anno in prima linea ad affrontare la vita ed a salvare le vite.


In Italia il personale infermieristico è di sole 350 mila unità realmente impiegabili, rispetto ai 450 mila che risultano iscritti agli Ordini provinciali.


Un numero di infermiere/i decisamente non sufficiente per le esigenze del sistema, come avvalorato dai dati dell’OMS e dell’OECD e che abbiamo potuto purtroppo apprezzare durante questa pandemia.


Le infermiere e gli infermieri sono stati davvero messi alla prova proprio nell’anno internazionale degli infermieri, come designato l'Organizzazione mondiale della sanità, volto a dare rinnovata visibilità alla professione.


Quanto si è rivelato in qualche modo profetico, ma decisamente molto drammatico quell'obiettivo. Quando l'impatto del COVID19 sui pazienti e sui sistemi sanitari ha cominciato a manifestarsi, infermiere e infermieri si sono trovati in situazioni mai viste prima, spesso lavorando per lunghe ore con accesso limitato ai dispositivi di protezione individuale e sviluppando autonomamente linee guida su come prendersi cura dei pazienti con il virus.


Il bilancio emotivo poi è dall’inizio particolarmente toccante. Con i pazienti COVID19 isolati e senza accesso ai visitatori, infermiere e infermieri hanno dovuto fornire supporto emotivo ai pazienti e alle loro famiglie, pur in presenza di DPI che hanno mutato radicalmente le possibilità di comunicazione. In molti casi, gli infermieri hanno avuto il difficile compito di aiutare le famiglie a dire addio ai propri cari tramite telefono e videoconferenza.


Condizioni difficili, nuovi modi di lavorare, una pandemia globale inesorabile: tutto questo ha creato una tempesta perfetta con il potenziale di avere un serio impatto sul benessere emotivo e psicologico degli infermieri. Infatti, nell'attuale contesto pandemico, le ricerche in corso stanno dimostrando che il personale infermieristico è influenzati in misura maggiore rispetto ai loro colleghi medici da stress, ansia e depressione.


Ciò è dovuto, in parte, al fatto che gli infermieri sono i membri dell’equipe assistenziale che trascorrono la maggior parte del tempo con i pazienti. Di conseguenza, potrebbero subire cambiamenti sproporzionati nelle procedure e nei protocolli operativi, DPI, carichi di lavoro pesanti, turni prolungati e timore di esposizione al virus. E purtroppo, con i casi di COVID19 che continuano ad aumentare in molti angoli del mondo a novembre e dicembre, la fine non è ancora in vista, anche se l’arrivo dei vaccini ci dà rinnovata speranza per un 2021 di somministrazioni di massa.

Parole chiave

covid-19 nurses pandemic workplace network covid-19 infermieri pandemia luoghi di lavoro network

Dettagli dell'articolo

Come citare
De Caro, W. (2021). Il 2020, Anno Internazionale dell’Infermiere e del COVID-19. PROFESSIONI INFERMIERISTICHE, 73(4), 225–226. Recuperato da https://www.profinf.net/pro3/index.php/IN/article/view/852