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Abstract

Il 2020, Anno Internazionale dell'Infermiere e dell'Ostetrica e del duecentesimo anniversario della nascita di Florence Nightingale, è iniziato e prosegue in una modalití  del tutto inattesa con la pandemia da COVID-19. Questa situazione ha evidenziato l'attualití  e la visione interdisciplinare, quando mai moderna oggi, del pensiero di Florence Nightingale, cosí¬ come la sua ampia gamma di interessi: dalla statistica all'analisi dei dati, all'igiene, dalla sanití  pubblica alla sanití  militare,"ˆdall'attenzione verso l'ambiente fisico e psicologico alla capacití  di adattamento ai diversi contesti. Tutte componenti quanto mai essenziali in una visione dell'assistenza infermieristica moderna ed ad ampio spettro. Ci siamo trovati difronte ad una «guerra» globale da combattere senza disporre delle armi idonee e con sistemi di pianificazione e risposta inadeguati. Una enorme sfida per la comunití  scientifica, per gli infermieri e i professionisti sanitari e in generale per la societí  nella sua interezza. L'enorme impatto in termini di vittime, il sovraccarico talora non gestibile dei servizi sanitari, il profondo disagio sociale dovuti a mesi di chiusura e lock-down, come unica misura di sanití  pubblica di riferimento, la grave crisi economica collegata al virus stanno anche generano nell'opinione pubblica, e talvolta nella stessa comunití  scientifica il desiderio di provare a trovare soluzioni con tempistiche non sempre conciliabili con il normale progredire del metodo scientifico. La natura "nuova" del virus e il tempo relativamente breve sinora intercorso non consentono di formulare giudizi definitivi in merito a molti aspetti, ma portano a dover riflettere obbligatoriamente sulle scelte di sistema fin qui effettuate. In Italia, con dati ancora da consolidare, circa 30.000 professionisti sanitari sono stati infettati (oltre il 12 percento del totale dei positivi al virus SARS-COV2) e si stima che almeno il 60% di questi sia infermiere, molti sono stati ricoverati, alcuni di questi in terapia intensiva, alcuni hanno perso la vita. Oltre duecentocinquanta sanitari hanno data la vita per salvare le vite, di cui oltre quaranta infermiere e infermieri e quattro si sono suicidate."ˆUn sacrificio che merita di non essere mai dimenticato. Non tutto è andato bene in Italia, specie in alcune aree, come non tutto sta andando bene in altri paesi del mondo. Ci sono stati tanti innumerevoli problemi legati alla gestione iniziale della diffusione e alla importante carenza dei dispositivi di protezione individuale, tanto da farci affermare, come professionisti sanitari, di dover andare in guerra con le pistole giocattolo. La carenza strutturale dell'assistenza sanitaria in ambito territoriale, l'impossibilití  di alcune strutture di affrontare con mezzi adeguati la diffusione del virus, come le residenze assistenziali per anziani in senso ampio, hanno di certo aumentato il numero dei contagiati e delle vittime e hanno reso evidenti i risultati di questi anni di tagli economici nei sistemi sanitari. Gravi le carenze di personale infermieristico, gravi le carenze di posti letto, in particolare di terapia intensiva, gravi le carenza di pianificazione e di risposta integrata, gravi le carenza di materiali e carenze di formazione specifica in alcuni settori, gravi le carenze nella filiera di gestione degli approvvigionamenti e dell'emergenza. Le organizzazioni sono state meno resilienti del personale, che chiamato a dare il contributo al massimo delle possibilití  lo ha fatto. Alcuni tornando in servizio dalla pensione, altri tornando nell'area clinica, altri laureandosi prima per entrare immediatamente in servizio, altri dando il proprio aiuto volontario. Tutti al massimo.

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Come citare
De Caro, W. (2020). L’Anno Internazionale dell’Infermiere e dell’Ostetrica ed il COVID-19. PROFESSIONI INFERMIERISTICHE, 73(1). Recuperato da https://www.profinf.net/pro3/index.php/IN/article/view/733