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Abstract

 Molti sanitari manifestano preoccupazioni in merito agli "errori professionali" commessi da colleghi. Tali preoccupazioni talvolta vengono riferite a colleghi o a superiori, ma raramente sono comunicati direttamente alle persone interessate. Partendo da questi assunti si è voluto indagare se nei setting di area critica italiani, si presenta la stessa percezione.

È stata effettuata un'indagine di tipo fenomenologico, rivolta a raccogliere i vissuti degli operatori sanitari, che lavorano in un pronto soccorso, in una rianimazione e in una terapia intensiva neurochirurgia, rispetto alle problematiche dell'errore.

Come strumento di rilevazione si è utilizzata un'intervista semi-strutturata, audio-registrata e trascritta integralmente. L'analisi è stata fatta utilizzando il metodo Giorgi.

Sono state identificate cinque unití  di significato, espressione dei vissuti più rilevanti e ricorrenti. Esse sono: il clima/alleanza e senso di appartenenza; il significato di errore: errore tollerabile ed errore non tollerabile; emozioni/sentimenti; errori/motivazioni; la comunicazione.

La ricerca mette in luce come non sia diffusa la "cultura del silenzio"; pertanto in caso di errore il collega viene affrontato.

Fanno però eccezione i casi in cui l'errore non è grave, oppure quando il collega da affrontare è gerarchicamente superiore.Rispetto a colui che commette l'errore, la non ammissione è legata al timore di mettere in discussione la propria "immagine" oppure per paura delle conseguenze

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Come citare
Fadanelli, M., & Favero, G. (2012). Non vedere, non sentire, non parlare: il silenzio come ostacolo al processo di cura. Indagine fenomenologica fra personale sanitario che opera in area critica. PROFESSIONI INFERMIERISTICHE, 65(4). Recuperato da https://www.profinf.net/pro3/index.php/IN/article/view/2